Quando l'Italia "inventò" la Posta Aerea

 

Maggio 1917, Italia – Nell’Europa impegnata, ferita, lacerata dalla Grande Guerra, un lampo di genio italiano stava già preparando il decollo verso il futuro. Tra le città di Torino e Roma, un volo sperimentale stava per scrivere una pagina inedita nella storia delle comunicazioni, portando alla luce il primo francobollo di Posta Aerea al mondo. Non era solo un pezzo di carta; era la promessa di un futuro dove le distanze si sarebbero accorciate grazie alla velocità dell'aria.

Immaginate, un francobollo comune, quello da 25 centesimi "espresso" del 1903, trasformato per l'occasione. Su 200.000 esemplari venne apposta una soprastampa rossa eloquente: "ESPERIMENTO POSTA AEREA MAGGIO 1917 TORINO-ROMA – ROMA-TORINO".

Tale piccola modifica lo rese immediatamente un simbolo, un oggetto da collezione così ambito che la vendita fu limitata a soli tre pezzi per persona. Un'iniziativa non casuale, ma voluta e autorizzata dal Ministro delle Poste dell'epoca, Luigi Fera, che intuì la portata storica di quel momento.

Il destino, però, ama mettere alla prova i sognatori. Il volo, inizialmente previsto per il 19 maggio, subì due rinvii a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Ma la determinazione ebbe la meglio. Il 22 maggio, dopo giorni di pioggia incessante, il tenente Mano De Bernardi prese il comando del suo aeroplano Pomilio. La sua testimonianza è vivida: «La mattina alle 11.20... spiccai il volo, attraversai Torino a bassa quota, ma quando mi innalzai a 1000 metri ero già in mezzo alle nubi. Soffiava un forte vento contrario; ridiscesi ad 800 metri e puntai sull’Appennino».

Nonostante il vento contrario e la pioggia battente, il viaggio di andata si concluse in appena 4 ore e 11 minuti, trasportando 200 chili di corrispondenza - un risultato straordinario per l'epoca. Il volo di ritorno, seppur ritardato al 27 maggio a causa di un piccolo incidente in fase di atterraggio, confermò il successo dell'impresa.

Per i collezionisti e gli appassionati di storia, gli annulli postali di quell'evento sono vere e proprie reliquie. Molta della corrispondenza fu annullata con la data del 20 maggio, probabilmente la data più accreditata per il decollo iniziale. Curiosamente, alcuni annulli di Roma presentano un errore nel mese, indicando un enigmatico "22.IV.17.17" invece del corretto "22.V.17.17". Ogni francobollo, inoltre, recava il timbro in gomma "POSTA AEREA – MAGGIO 1917 - DA TORINO A ROMA", a sigillo di un'impresa pionieristica.

L'eco di quell'evento si diffuse rapidamente, tanto che la società Pomilio e il Circolo Filatelico Italiano di Torino emisero cartoline commemorative, alcune delle quali recavano la data del 19 maggio 1917, a testimonianza delle intense aspettative che precedettero il volo.

L'esperimento del maggio 1917 non fu un semplice esercizio di stile, ma un trampolino di lancio. Dimostrò inequivocabilmente che la posta aerea non era un sogno lontano, ma una realtà concreta e vantaggiosa. In poco tempo, quel servizio si sarebbe consolidato, rivoluzionando i tempi di consegna e accorciando le distanze come mai prima d'allora.

Quel piccolo francobollo soprastampato, nato in Italia, è un simbolo potente. Ci ricorda che anche nei momenti più difficili, l'innovazione e il coraggio possono aprire nuove strade, trasformando audaci visioni in conquiste che cambiano il mondo. Un secolo dopo, il suo messaggio di progresso e velocità continua a volare alto.

Michele Fiaschi

 






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