Le origini del Corpus Domini
La solennità del Santissimo Corpo
e Sangue di Cristo, meglio conosciuta con il nome latino Corpus Domini,
è una delle celebrazioni liturgiche più significative del calendario cattolico.
Festa mobile, viene celebrato il
giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità, ma in molte
nazioni, tra cui l’Italia, è consuetudine spostarla alla domenica successiva
per favorire la partecipazione dei fedeli.
La liturgia di questa ricorrenza
richiama, in tono più festoso, quella del Giovedì Santo, in cui si commemora
l’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena. Tuttavia, a differenza del
clima più intimo e raccolto della Settimana Santa, il Corpus Domini si
presenta come manifestazione gioiosa e pubblica della fede, spesso accompagnata
da suggestive processioni eucaristiche che attraversano le vie delle città. Un
modo, insomma, per portare il mistero del Corpo di Cristo fuori dalle mura
delle chiese e dentro il cuore del mondo.
Ogni anno, nel cuore dell’estate
liturgica, la Chiesa cattolica celebra questa solennità una festa che affonda
le radici nel XIII secolo e che continua a testimoniare la fede viva nella
reale presenza di Cristo nell’Eucaristia.
La storia ha inizio a Liegi, in
Belgio, nel 1208, quando Santa Giuliana di Cornillon, giovane priora del
monastero di Monte Cornelio, ebbe una visione mistica: una luna piena offuscata
da un’ombra. Questa immagine, secondo l’interpretazione ricevuta, rappresentava
una mancanza nel calendario liturgico: l’assenza di una festa dedicata
specificamente al Santissimo Sacramento. Da quell’illuminazione scaturì un
desiderio profondo: onorare il Corpo e Sangue di Cristo al di fuori del clima
penitenziale della Settimana Santa.
Grazie all’appoggio del canonico
Giovanni di Lausanne e alla benevolenza del vescovo di Liegi, nel 1246 venne
istituita una prima celebrazione eucaristica nella diocesi. Ma fu solo più
tardi, nel 1264, che la festa assunse un carattere universale grazie a un
evento straordinario: il miracolo eucaristico di Bolsena. Durante una messa
celebrata da un sacerdote boemo, che nutriva dubbi sulla presenza reale di Gesù
nell’ostia consacrata, alcune gocce di sangue sgorgarono dall’ostia stessa,
macchiando il corporale e alcune pietre dell’altare. Ancora oggi questi segni
sono custoditi con devozione a Orvieto, dove il papa Urbano IV, già arcidiacono
di Liegi e confidente della beata Giuliana, risiedeva in quel tempo.
Profondamente colpito dal
prodigio, Urbano IV promulgò l’11 agosto 1264 la bolla Transiturus de hoc
mundo, con cui istituì la solennità del Corpus Domini per tutta la
cristianità, fissandone la data al giovedì successivo alla prima domenica dopo
Pentecoste. A Tommaso d’Aquino fu affidata la composizione dell’ufficio
liturgico, tra cui spicca il celebre inno Panis angelicus.
Nel corso dei secoli la festa si
è arricchita di riti e simboli: celebrazioni solenni, processioni eucaristiche,
esposizione del Santissimo Sacramento. A Orvieto, ogni anno, si rinnova una
processione storica in cui il corporale del miracolo di Bolsena viene portato
in reliquiario per le strade della città, a ricordare visibilmente il mistero
che si celebra.
Oggi come allora, il Corpus
Domini non è solo una ricorrenza liturgica: è un invito alla contemplazione, un
segno tangibile dell’amore di Dio che si fa pane per l’uomo. E nel suo cammino
tra storia, fede e tradizione, continua a parlare al cuore dei credenti.
Michele Fiaschi
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