San Marino, 4 Giugno 1915: la guerra fantasma e il grande inganno
Nel vortice infuocato della Prima Guerra Mondiale, San Marino si trovò catapultato involontariamente al centro di una tempesta mediatica e politica che avrebbe segnato per sempre la sua storia.
Il 4 giugno 1915, un proclama destinato ai giovani sammarinesi, scritto
dal ventenne Giuliano Gozi, trasformò il piccolo Stato in un presunto alleato
dell’Italia nella guerra contro l’Austria, almeno secondo la stampa dell’epoca.
Tra entusiasmo interventista e propaganda bellica, i giornali
titolarono che San Marino aveva dichiarato guerra agli Imperi Centrali,
generando sgomento e sospetti. L’Italia, già diffidente, colse l’occasione per
rafforzare il controllo: il 1 giugno inviò quattro Carabinieri per stabilire
una caserma sul Monte Titano, determinata a monitorare da vicino ogni
movimento. Ma le autorità locali respinsero l’imposizione, difendendo
strenuamente la propria autonomia.
L'atmosfera si fece incandescente. I timori italiani trovavano terreno
fertile nei sospetti già esistenti: una stazione radiotelegrafica, installata
l'anno precedente dal professor Marino Borbiconi per puro diletto, fu vista
come una minaccia strategica, rafforzando l'idea che lo Stato del Titano
potesse agire nell’ombra. In risposta, l’Italia chiuse le comunicazioni
telefoniche con la Repubblica e impose una pesante censura sulla
corrispondenza.
Il piccolo Stato era ormai sotto sorveglianza, prigioniero della
diffidenza altrui. Eppure, mentre le accuse si infiammavano, all’interno si
respirava un clima di divisione. L’interventismo, alimentato da una retorica
appassionata, conquistava consensi, mentre i neutralisti, guidati dai
socialisti, cercavano di resistere al vortice bellico.
Dieci giovani sammarinesi partirono volontari per il fronte, tra cui lo
stesso Gozi. Due non fecero ritorno: Carlo Simoncini, caduto sull’Isonzo, e
Sady Serafini travolto nel corso di un’offensiva sul Carso.
Nel 1916, la Repubblica tentò di offrire un aiuto concreto istituendo
un ospedale da campo, gestito interamente dai sammarinesi. Un gesto umanitario
che si rivelò un ulteriore problema: l’Austria non lo vide come un atto
neutrale e iniziò a perseguitare i cittadini sammarinesi nei suoi territori,
costringendoli a cercare protezione presso l’ambasciata americana.
A fianco delle tensioni politiche, l’economia sammarinese vacillava.
L’inflazione, la crisi agricola e le difficoltà di approvvigionamento
alimentarono un acceso dibattito sulla necessità di controllare la
distribuzione dei beni essenziali. Le proposte per calmierare i prezzi
incontrarono forti resistenze dai grandi proprietari terrieri, ma alla fine il
governo approvò leggi che garantissero il grano e il pane per tutti.
Nel 1918, con il conflitto agli sgoccioli, lo Stato del Titano uscì dal
turbine bellico devastata, con problemi analoghi a quelli italiani. La
fragilità economica e sociale spalancò le porte all’ascesa del Partito Fascista
Sammarinese, guidato proprio da Giuliano Gozi, protagonista del fatidico
proclama.
San Marino non entrò mai formalmente in guerra, ma il 4 giugno 1915
rimane scolpito nella sua storia come il giorno della guerra fantasma. Tra
sospetti, propaganda e tensioni diplomatiche, la piccola Repubblica fu
trascinata nel grande gioco delle potenze, dimostrando che anche i più piccoli
possono essere travolti dalle onde impetuose della Storia.
Michele Fiaschi
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