13 Giugno 1946
Il pomeriggio
del 13 giugno 1946 rimase impresso nella memoria storica d'Italia: Umberto II
di Savoia, l'ultimo Re d'Italia, lasciò definitivamente la penisola chiudendo il sipario su una monarchia secolare ed aprendo la strada alla
neonata Repubblica.
La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri, il presidente Alcide De Gasperi prese atto dei risultati proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno: 12 717 923 cittadini favorevoli alla Repubblica e 10 719 284 cittadini favorevoli alla Monarchia; assumendo le funzioni di Capo provvisorio dello Stato.
Alle 14:30 - nel cuore del Quirinale, si consumarono gli ultimi atti di un'epoca - il “re di maggio” si congedò con parole sentite dai membri della corte, uomini e donne che avevano servito la corona. Un tributo speciale fu riservato ai Corazzieri e ai Carabinieri, schierati nel cortile d'onore per l'ultimo servizio di guardia al loro sovrano. L'aria era densa di emozione, spezzata solo dal suono cadenzato dei passi e dagli ordini pronunciati sottovoce, testimoni silenziosi della fine della monarchia.
Il corteo reale si diresse verso l’aeroporto di Ciampino. Umberto II, prima di salire sull’aereo, che lo condusse in Portogallo, preparò un polemico proclama, che l’ANSA trasmise quella sera stessa, alle 22.30.
Alle 16 l’aereo
decollò e alle 16,10 dal torrino del Quirinale un graduato ammainò il tricolore
con lo scudo sabaudo.
Accettando il verdetto del referendum e le decisioni rapide del governo De Gasperi, il monarca sciolse dal giuramento di fedeltà a tutti coloro che lo avevano prestato. Un gesto di responsabilità e dignità, volto a evitare ulteriori divisioni in un paese già logorato dalla guerra e dalle tensioni interne: «..Con l’animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia Patria. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove..».
L’ultimo
sovrano lasciò la scena, mentre il Paese si avviava a scrivere il primo
capitolo della sua storia repubblicana.
Michele Fiaschi
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