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Visualizzazione dei post da agosto, 2025

San Massimiliano Kolbe: modello per i giornalisti cattolici

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  Nel calendario liturgico, il 14 agosto è una data che risuona con forza e commozione: la Chiesa celebra San Massimiliano Maria Kolbe, francescano polacco, martire ad Auschwitz, ma anche instancabile comunicatore, fondatore di riviste e comunità religiose. Un uomo che ha saputo coniugare la contemplazione con l’azione, la spiritualità con la modernità, la parola con il sacrificio. Non a caso, è un modello per i giornalisti cattolici: perché prima di morire per amore, visse per diffondere la verità. La sua fine è nota e commovente. Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1941, padre Kolbe si offrì volontariamente di morire al posto di un padre di famiglia condannato alla fame nel bunker della morte. Dopo due settimane di agonia, fu ucciso con un’iniezione di acido fenico. Le sue ultime parole furono “Ave Maria”. Un gesto che ha fatto dire a Giovanni Paolo II, durante la canonizzazione del 1982: «Massimiliano non morì, ma diede la vita per il fratello». In quel luogo dis...

I muri che dividono l’umanità: da Berlino alle porte d’Europa

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  Il 13 agosto 1961, Berlino si svegliò in silenzio. Ma quel silenzio era assordante. Durante la notte, il governo della Germania Est aveva iniziato a costruire una barriera di filo spinato e cemento che avrebbe cambiato per sempre il volto della città e la vita dei suoi abitanti. Il Muro di Berlino non fu soltanto un confine fisico: fu una ferita aperta, una cicatrice che per quasi trent’anni separò famiglie, amici, sogni e ideologie. Simbolo tangibile della Guerra Fredda, quel muro incarnava la divisione tra due mondi: quello capitalista e quello comunista. Novantasei chilometri di cemento, torrette di guardia, fossati e campi minati. Una barriera che non proteggeva, ma imprigionava. Il regime della DDR lo giustificò come una misura di sicurezza contro l’infiltrazione occidentale, ma la verità era ben diversa: serviva a impedire la fuga dei cittadini verso la libertà. E così, giorno dopo giorno, Berlino diventava il teatro di una tragedia silenziosa, dove lo sguardo oltre il mu...

La camicia: cronaca stilosa di un viaggio affascinante

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  La camicia è molto più di un capo d’abbigliamento: è una narrazione tessile, un racconto cucito tra le pieghe del tempo, un simbolo che ha saputo attraversare epoche, stili e rivoluzioni sociali senza mai perdere la sua centralità. Da indumento nascosto e funzionale a protagonista assoluto del guardaroba contemporaneo, la camicia incarna l’eleganza, la praticità e l’identità personale come pochi altri capi sanno fare. In origine, la camicia era un capo intimo, invisibile. Nell’antica Roma e nel Medioevo, era realizzata in lino o bisso, indossata sotto tuniche e abiti pesanti, con il solo scopo di proteggere la pelle. Non aveva ambizioni estetiche, né funzione decorativa. Era silenziosa, umile, quasi dimenticata. Non parlava, non si mostrava, non voleva farsi notare. Se ne stava lì, rintanata sotto le tuniche dell’antica Roma o gli abiti medievali, fatta di lino o bisso, umile barriera tra pelle e mondo. Nessuno, a quei tempi, avrebbe potuto immaginare che quella “camisia”,così ...